STRETTO delle BATTAGLIE-Breve Storia militare del Canale di Messina
(Dall’ultima rivista TerraeLiberAzione –con questo specifico “Contestuale”- pubblichiamo l’articolo “STRETTO delle BATTAGLIE-Breve Storia militare del Canale di Messina” di MARIO DI MAURO).
La rivista –in pdf- è qui: http://www.terraeliberazione.net/2025/01/17/anno-40-n4-2025-rivista-siciliana-per-la-rievoluzione-umana/
Il “PONTE dei MIRACOLI” e i SONNAMBULI di SICILY PARK
Oggi non esiste alcun “popolo siciliano”.
R/esiste –nel Mondo- una moltitudine di Buoni Siciliani.
Ma un “popolo” è n’autra cosa: “un popolo è un plebiscito di tutti i giorni”.
Oggi non esiste alcun “popolo siciliano”, ma solo una massa di SONNAMBULI.
Ce li osserviamo con Metodo, dal 1984: dal nostro Cammino organizzato nella CoScienza: dalla “CIMA dell’ETNA”.
I Sonnambuli vivono nell’irrealtà di uno Spettacolo neocoloniale che ne ha falsificato la Storia. E ora macari-puru-videmma-madè, anche la Geografia. Essi vivono nell’irrealtà del sonnambulismo.
Un “popolo siciliano” sarà tale solo quando riuscirà a riprendere il controllo geostrategico del “suo” CANALE di MESSINA.
Il Ponte dei Miracoli se lo incassa il Kapitale del Nord, coi soldi dei Siciliani (e dei Calabresi): accade nell’incompresa Dialettica geo-storica dell’Insularità strategica. Altro che “costi dell’insularità periferica”: facciamo i conti coi secolari COSTI del COLONIALISMO italiano e multinazionale e col parassitismo inetto di una BORGHESIA SICILIANA “mercenaria e incapace di conquiste spettacolari” (Fanon). Né può esser altro: la Sicilia italiana è una secolare formazione storico-sociale di tipo neocoloniale: cancellata è la sua STORIA reale. Ora tocca alla sua GEOGRAFIA reale: psico-storia e psico-geografia inscenano un Tempo e uno Spazio neocoloniali. E’ su queste macerie psicosociali che dobbiamo camminare: nel Secolo XXI, la nostra “Patria che abitiamo nel Tempo”. Quel Tempo che i nostri dominatori di turno conoscono meglio di noi. Per questo perdiamo nello Spazio, solo per questo. Un sofisticato Spettacolo coloniale incatena e ipnotizza milioni di Siciliani facendone Sonnambuli: è un Flagello secolare, una Bestia che appare ormai imbattibile.
Oggi non esiste alcun “popolo siciliano”, ma solo una massa di SONNAMBULI.
Il nostro “NO-PONTE!” è anticolonialista ed internazionalista ecosociale. E guarda, con Fiducia, all’Avvenire dell’Umanità. Per chi può ancora capirlo.
Semu Simenza. PANI, PACENZIA E TEMPU!.
@ 25/1/2025. La Comunità TerraeLiberAzione
STRETTO delle BATTAGLIE
Breve Storia militare del Canale di Messina
La Grande Opera sullo Scilla e Cariddi c’è già. E’ lo Stretto necessario. Quel Canale di Messina, che nella GeoStoria Umana connette da millenni genti e civiltà: dal Mediterraneo orientale al Tirreno… Il suo “controllo” è la chiave geo-strategica del dominio integrale sull’Isola Contesa e sui Tre Mari siciliani, cuore della Dimensione mediterranea: il suo “controllo” ne è “invariante” e “determinante primaria” nella Bilancia di Potenze.
Punto fermo: il Mediterraneo “appartiene” a chi ne controlla gli Stretti e le Isole cruciali.
La Storia del Canale di Messina è la Storia del Mediterraneo. E dunque anche delle sue Guerre cruciali.
Invarianze. Non v’è momento cruciale nella millenaria storia dell’Isola contesa che non abbia avuto la sua Battaglia per il controllo dello Stretto necessario.
Non deve dunque sorprendere che lo Spettacolo del Ponte abbia anche una sua dimensione militare. E le aziende che costruiranno il Ponte hanno già “esperienza” nello sviluppo della logistica della NATO.
La nostra Analisi ha già chiarito che il concetto di RIARMO EUROPEO non va circoscritto alle sole filiere specifiche del complesso militar-industriale: esso agisce come nefasta e avventuristica Forza mentale su tutte le Catene del Valore e le interconnesse Infrastrutture.
Né potrebbe essere altrimenti: nell’Epoca dell’Imperialismo –che è un Tempo della Storia- e delle sue guerre weaponizzate: monetarie e commerciali, tecnologiche e industriali, ideologiche e militari… E Infrastrutturali.
L’infrastruttura “Ponte” è strategica nel dispositivo militare di SICILY PARK: servirà a collegare le basi di Sigonella e Napoli e a migliorare la mobilità delle Truppe.
Per quanto non finanziato dal NextGen-UE > PNRR, il “Ponte”, già sparito, è di recente “riapparso” anche nel Trans-European Transport Network, uno storico Piano di mobilità europea pensato anche in un’ottica militare e di cui fa parte, in Italia, anche la Tav (che è però esclusa da SICILY PARK).
Sia chiaro: è invarianza geostorica che ogni Potenza marittima, ogni Thalassocrazia- come quella dell’Occidente atlantista- domini, in varie forme, spazi di vaste dimensioni: ma solo se ne controlla gli stretti e le isole-strategiche dei “mediterranei”.
Si aggiunga che l’inedita Ristrutturazione miliardaria in corso su Sicily Park, Hub dell’Imperialismo europeo nella sua avventuristica “Transizione” digitale-energetica-militare > con vista sulle Afriche, fa dell’Isola una piattaforma neocoloniale dell’Occidente collettivo, il cui Destino geostorico appare segnato. Da millenni!.
Nella lezione magistrale di Karl Schmitt, l’insularità è luogo di accumulo della potenza marittima. A chi appartiene questa “potenza” nell’Arcipelago di Sicilia?. L’Isola è luogo d’accumulo della potenza marittima, che può essere impugnata -in varie forme- dal popolo che la abita, oppure dalle forze esterne che -in varie forme- la colonizzano.
La Storia del Canale di Messina è la Storia del Mediterraneo. E dunque anche delle sue Guerre.
Zankle (Messina) fu la prima “capitale” dei Siculi, poi contesa ed espugnata dai Sikeliani di origine greca. (…)
La Sikelìa dell’impero siracusano e la Potenza marittima cartaginese, che “parlava siciliano” da secoli, nel Canale di Messina combatterono battaglie e vi negoziarono paci e alleanze.
Era una Sicilia policentrica e multietnica: Isola contesa, perché fertile e ricca. E geostrategica.
Roma vi irrompe nel 264 a.C., chiamata dai Mamertini -mercenari campani accasati a Messina da 25 anni- per sganciarsi da Cartagine con la quale si erano alleati contro la Sikelia siracusana (al tempo lungo del regno di Gerone).
Fu la prima volta che una armata romana mise piede fuori dalla Penisola. E fu l’inizio “messinese” della secolare guerra contro Cartagine per il controllo dell’Isola contesa e dei suoi Tre Mari. E l’inizio della lunga e “resiliente” fine della potenza delle città-stato sikeliane e degli stessi Siculi, in una collisione storica tra due “modi di produzione” e due “visioni di egemonia”: tra Mare e Terra, Leviatan e Behemot. (…)
Nel 535, sulle macerie dell’Impero romano d’Occidente e durante la Guerra gotica, la Sicilia fu occupata dall’Armata di Belisario e fu annessa all’Impero bizantino, che salperà da Messina per conquistare l’Italia…
La Battaglia di Messina combattuta all’inizio del 965 d.C. tra le flotte dell’Impero bizantino e del Califfato fatimide segnò il crollo definitivo del tentativo dell’imperatore Niceforo II Foca di riconquistare l’Isola sconfiggendo il giovane e vivace Emirato dei Sikeliani -al tempo dei Fatimidi- per ristabilirvi la Morte Nera del latifondo servile, coloniale, tributario.
Fu una collisione storica epocale: e questa Battaglia cruciale è scolpita sui libri di storia (quelli seri, dunque non quelli catto-tricolorati). E’ denominata: Waqʿat al-Majāz, la “Battaglia dello Stretto”.
Quando l’impero islamico, come tutti gli imperi, imboccò la fase declinante della sua lunga parabola, in Siqillya, per esempio, la fitna, i conflitti interni tra i vari kaid locali, avevano aperto la via -“chiamati in aiuto” dal kaid musulmano di Siracusa- all’inserimento militare prima, politico poi, d’alcune centinaia di cavalieri normanni, che attraversarono l’indifeso Stretto “a piedi” provenienti dalla Calabria e dalla Puglia, dove avevano lasciato la loro religione per abbracciare, in cambio di riconoscimento politico, quella “romana”.
In Siqillya, come si sa, nella fase costituente “i Nordman non furono più di duemila”, si innestarono nel popolosissimo demos della Siqillya di radice siculo-greca, araba, berbera, ebraica, yemenita, sudanese e persiana del Korashan: erano poco più che barbari, i Nordman, ma abili combattenti e politici pragmatici: assimilarono arte, scienza, cultura amministrativa…e fondarono -non senza conflitti fisiologici- un Regnum indipendente e “scomunicato”, “uno stato islamico con un re cristiano” (H.Bresc).
Comunque: mai lasciare incustodito uno Stretto necessario!. (…)
La Sicilia di Federico II è un ricco “stato commerciale” fortificato: il cuore di un grandioso progetto imperiale (il Reich abortito). E il Canale di Messina e i Tre Mari siciliani erano vigilati da una Flotta militare potente.
Il Vespro secolare -la più lunga guerra di indipendenza della Storia- ha la sua prima, lunga e cruciale Battaglia già nel 1282: da giugno a settembre: per il controllo dello Stretto di Messina. L’imponente flotta italo-francese benedetta dal Papato -salpata da Napoli e Marsiglia- per la “riconquista” dell’Isola ribelle, venne respinta dalla Resistenza siciliana sostenuta dall’Aragona guidata de facto dalla catanese Regina Costanza, Matri dei Siciliani e leader del partito federiciano rifugiatosi a Barcellona.
Il fallimento dell’Assedio “continentale” di Messina -configurando una faglia geopolitica- avrà effetti secolari!. (…)
Punto fermo: il Mediterraneo “appartiene” a chi ne controlla gli Stretti e le Isole cruciali. Ma nessun “controllo” poteva fermare la Peste Nera che -giunta dalla Crimea su navi infette, nel 1347- dalla ricca Messina dei vasti commerci si diffuse sterminatrice in tutta Europa.
E veniamo alla Battaglia navale di Lepanto, il 7 ottobre 1571, tra la “Lega Santa” –(la coalizione imperialista “cristiana”)- con capitale militare a Messina e l’Impero ottomano… Anch’essa risponde a logiche e interessi tutt’altro che “religiosi”!. I mercanti veneziani, per dirne una, sviluppavano ben altri e laici interessi. E all’imperialismo spagnolo, per dirne un’altra, interessava non avere “ottomani” tra i piedi nel cattolicissimo saccheggio del Nuevo Mundo!. Quanto alla “marginalizzazione” del Mediterraneo: vero è che il baricentro della geopolitica colonialista europea si disloca nell’Atlantico, ma il Mediterraneo non ne diventa certo un lago salato periferico.
Nel primo Settecento, sul TerraMare dell’ISOLA CONTESA, si combatterono le più imponenti (e poco note) battaglie dai tempi delle” Guerre puniche”: in un Quadro di Guerre mediterranee ed euro-atlantiche (inclusi scenari americani) che configurano il primo embrione di Guerra Mondiale: nell’ISOLA CONTESA si combatte e si “tratta”…
In particolare dal 1717 al 1720 tra la Quadruplice Alleanza (Gran Bretagna, Francia, Austria e Paesi Bassi) e l’Impero di Spagna. (…) E il “controllo” del Canale di Messina (fino al “regolare” ASSEDIO della CITTA’) vi riappare nella sua invarianza millenaria.
Nel primo Ottocento, lo Stretto di Messina segna un limes cruciale all’avanzata napoleonica e la corte napoletana si rifugia a Palermo. Nelle nebbie delle “guerre napoleoniche” che sconvolgono l’Europa, “dall’Atlantico agli Urali”, la Sicilia conquista, con una Costituzione “inglese”, anche una effimera indipendenza. Il Congresso di Vienna imporrà una maldigerita Restaurazione borbonica che vedrà il popolo siciliano insorgere nel 1848 -primo in Europa- e conquistare un’altra effimera indipendenza soppressa nel sangue col bombardamento di Messina: ancora una volta chi controlla lo Stretto ha la chiave dell’Isola contesa.
La frattura di faglia tra la Sicilia e “Napoli” è l’anticamera della Catastrofe del 1860. L’invasione anglo-piemontese, nelle nebbie della falsa flag garibaldesca e della corruzione d’alto bordo che fece macerie dell’antico Stato delle Due Sicilie, ha il suo punto risolutivo nella tragicomica Battaglia di Milazzo e dunque nel controllo dello Stretto: il resto fu una passeggiata. Fu una vittoria strategica dell’imperialismo britannico: per il controllo del TerraMare siciliano: porti e rotte, zolfi e salnitro (monopolio mondiale made in Sicily) in vista dell’apertura del Canale di Suez.
A fine Ottocento, l’italietta umbertina “una e fatta”, mentre massacra i FASCI SICILIANI dei LAVORATORI, militarizza il Canale di Messina, costruendovi ben 23 forti armati: al di qua e al di là del Faro.
Nell’estate del 1943, l’Operazione Husky si conclude con la presa del Canale di Messina, segnando il punto di svolta della seconda G.M.I. (Guerra Mondiale Imperialista).
Punto fermo: il Mediterraneo “appartiene” a chi ne controlla gli Stretti e le Isole cruciali. Lo Stretto tricolorato -sul piano geostrategico- è nel pieno e incondizionato controllo USA-NATO. E SICILY PARK è la Region 1 del Regime di Washington con capitale a Sigonella City: the hub of the Med.
Nessuna sorpresa, dunque, se il Ponte dei Miracoli -nella sua dimensione più occultata- sia anche una infrastruttura militare. E un facile target da far saltare in aria al primo colpo. Come se in Sicily Park non ce ne fossero già abbastanza!.
Il loro “Ponte” è infrastruttura strategica nel dispositivo militare di SICILY PARK: servirà a collegare le piattaforme militari di Sigonella e Napoli e a velocizzare la mobilità dell’esercito in Europa. Il progetto rientra in una rete di Opere dell’Imperialismo euro-atlantico sviluppate anche in ottica militare e le aziende che costruiranno il Ponte hanno già “esperienza” nello sviluppo della logistica della NATO. La cosa -per quanto ammucciata- è di una evidenza… disarmante!.
Punto fermo: il Mediterraneo “appartiene” a chi ne controlla gli Stretti e le Isole cruciali.
Le flotte di portaerei e sommergibili ne sono un surrogato: non reggerebbero, da sole, alla cyberwar: la “quarta dimensione” delle Guerre nel Secolo XXI. Con o senza MUOS. Con o senza “Ponte”.
Invarianze.
1-Non v’è momento cruciale nella millenaria storia dell’Isola contesa che non abbia avuto la sua Battaglia per il controllo dello Stretto necessario.
2-Il Mediterraneo “appartiene” a chi ne controlla gli Stretti e le Isole cruciali.
3- E’ invarianza geostorica che ogni Potenza marittima –(Thalassocrazia)- come quella euroatlantista- domini, in varie forme, spazi di vaste dimensioni: ma solo se ne controlla gli stretti e le isole-strategiche dei “mediterranei”. Le flotte di portaerei e sommergibili ne sono un surrogato: non reggerebbero, da sole, alla cyberwar: la “quarta dimensione” delle Guerre nel Secolo XXI. Con o senza MUOS. Con o senza “Ponte”.
@ Istituto TerraeLiberAzione (Mario Di Mauro).
*questo testo che pubblichiamo sulla nostra rivista è una Traccia –sommariamente aggiornata- utilizzata dall’Istituto TerraeLiberAzione nell’ambito dell’intensa attività NO-PONTE! che abbiamo sviluppato dal 2004 al 2011.