“Caso Cospito”: la condanna a morte.

Riceviamo e volentieri pubblichiamo da Pippo Gurrieri – direttore del giornale “SICILIA LIBERTARIA”.

“La corte suddetta: rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali”. Con queste lapidarie parole la Corte di Cassazione ha sentenziato il 24 febbraio la condanna a morte per Alfredo Cospito.

Il compagno è giunto, al momento in cui chiudiamo questo numero del giornale, ad oltre 140 giorni di sciopero della fame con cui ha messo in gioco il suo corpo e la sua vita come forma estrema di ribellione al sistema carcerario. Il rigetto del ricorso è la manifestazione di arroganza di una magistratura piegata alle direttive politiche del momento; esso calpesta la cultura giuridica borghese e la stessa evidenza dei fatti, in perfetta continuità con l’atteggiamento vendicativo e forcaiolo che ha a suo tempo determinato la condanna di Cospito e la sua sepoltura nel 41 bis.

Non si è trattato, tuttavia, di un atto imprevedibile; i continui interventi del ministro Nordio, garantista con i ladroni privati e di Stato ma politicamente avversario di ogni individuo o movimento che si oppone all’ordine capitalistico borghese; le indicazioni della procura torinese, entità tradizionalmente accanita contro attivisti NO TAV e anarchici, assieme a tanti altri episodi recenti, facevano pendere la bilancia verso la condanna a morte di Alfredo, vista la sua sempre più decisa volontà di proseguire ad oltranza nella sua protesta.

I calcoli di un governo composto dagli eredi degli stragisti di piazza Fontana, di piazza della Loggia, dell’Italicus, della stazione di Bologna, del rapido 904, sono apparsi chiari sin da subito, e l’opposizione parlamentare ha dimostrato di non possedere alcuno spessore in grado di ostacolare la sua marcia, come si è evinto dalla fuorviante e ridicola bagarre sulle presunte rivelazioni di Donzelli, imbeccato da Del Mastro, su consiglio della presidente del consiglio, e sotto l’ala protettiva del ministro dell’inGiustizia.

Si tratta di calcoli che hanno previsto e pianificato la morte di Alfredo Cospito in conseguenza del lunghissimo sciopero della fame, al fine di provocare una forte risposta delle piazze, e non solo degli anarchici, da poter poi leggere e gestire come un’emergenza di ordine pubblico funzionale al governo per far concentrare l’attenzione su “terroristi”, distruttori di bancomat, occupanti di scuole e università, distogliendola dal coinvolgimento sempre più diretto dell’Italia nella guerra in Ucraina, dall’attacco alle condizioni economiche delle classi più deboli e da tutte le politiche fallimentari, filopadronali e repressive già in atto, dalla strage di migranti a Cutro agli assalti squadristi a Firenze, alla polizia nella scuola di Piazza Armerina. Per tali ragioni Cospito va sacrificato sull’altare della ragion di Stato e dell’opportunismo politico dei partiti.

Noi siamo convinti che Alfredo abbia già vinto: ha vinto perché è riuscito, nonostante l’isolamento in cui l’hanno costretto, a non farsi sotterrare in una tomba statale; è riuscito a rompere il silenzio sulla sua vicenda e, fattore più importante, a riaprire il dibattito sul 41 bis e su tutte le vittime di questo sistema di tortura, ridando slancio ad una battaglia rimasta sempre in sordina, e ridando speranza ai tanti sepolti vivi da questo trattamento e dall’ergastolo ostativo.

E’ nostro desiderio che Alfredo Cospito possa uscire vivo da questa vicenda, per poter continuare la lotta assieme a tutto il movimento anarchico, a tutte le forze che hanno contribuito e stanno contribuendo a questa battaglia, a tutti quegli intellettuali che hanno rotto il muro del silenzio, dell’omertà e della complicità, prendendo la parola per denunciare la sporca operazione imbastita sin da quando lo si volle colpevole di fatti da cui si è sempre dichiarato estraneo, e quando lo si volle murare vivo nel regime del 41 bis, con delle forzature giuridiche da regimi fascisti, nel silenzio di tanti, molti dei quali sedevano nei banchi del governo precedente quello attuale a trazione fascio-leghista.

Noi siamo portatori di una cultura della vita, e non della morte come invece i fascisti e gli apparati di Stato, che lo vogliono morto per regolare i conti con gli anni ’70, e ci batteremo perché Alfredo non sia mai solo, rispettando le sue scelte.