18 LAVORATORI del MARE della gloriosa Marineria di Mazara del Vallo, sono OSTAGGI a Bengasi.
18 LAVORATORI del MARE: SICILIANI e TUNISINI, SENEGALESI e INDONESIANI.
NON CI SONO “ITALIANI”, OSTAGGI a BENGASI.
E questo è il “problema” di ROMAFIA vigliacca e traditrice!.
Lo capite o no?.
LIBERI SUBITO!

Liberare subito i 18 lavoratori del mare: otto siciliani, sei tunisini, due senegalesi e due indonesiani ostaggi di Bengasi (e di Roma)!.

L’1 settembre 2020, due pescherecci siciliani sono stati sequestrati –“in acque internazionali”- dalla guardia costiera libica di Bengasi. A bordo vi erano 18 lavoratori del mare: otto siciliani, sei tunisini, due senegalesi e due indonesiani. Intanto, da Bengasi, propongono uno “scambio” con 4 “scafisti*” detenuti in Italia: e non ci sfugge certo, nello specifico, il peso delle milizie e cosche mafiose libiche, che agiscono anche “per procura” di potenze straniere, tanto a Tripoli-Misurata che a Bengasi-Tobruk, in una situazione caotica ad alta tensione, più complicata di quanto appaia, nel “Grande Gioco” in corso per il controllo delle immense risorse energetiche del Mediterraneo Orientale.

Il silenzio istituzionale sul dramma dei 18 marinai è assordante: il governo di Roma ignora la protesta civile in corso, animata da una giovane siciliana che si chiama Naoires Ben Haddad –figlia di uno dei marinai mazaresi sequestrati…suo padre vive e lavora a Mazara da una vita, come altre migliaia di tunisini.

Chi ha distrutto la Libia di Gheddafi e il Trattato di Amicizia italo-libico –(che prevedeva  un grande sviluppo  di cui avrebbe beneficiato la Sicilia in primis)- rialzando il Muro sull’Acqua raccoglie oggi i cocci della sua idiozia e subalternità: l’imperialismo italiano è nato e muore straccione, la Sicilia ne è ostaggio da 160 anni!.

Intanto, il gasdotto Mellita-Gela e i malconci interessi dell’ENI in Libia sono il convitato di pietra del dramma di 18 lavoratori ostaggi in una galera di Bengasi.

Chiediamo la LIBERAZIONE dei LAVORATORI siciliani, tunisini e indonesiani illegalmente detenuti a Bengasi. Ma chiediamo, a questo punto, che a muoversi siano anche il governo di Tunisi e i sindacati tunisini, essendo molto più seri e credibili dei “pagliacci romani” della Farnesina. Rileviamo infine che dove si Lavora a un certo livello l’internazionalizzazione è la normalità, alla faccia dei Muri e delle nebbie razziste spacciate dai Regimi della Paura per coprire i loro intrallazzi di sempre!.

La nostra solidarietà ai lavoratori sequestrati e ai loro familiari e amici, con un saluto speciale a una coraggiosa giovane siciliana che si chiama Naoires Ben Haddad.

-Gli internazionalisti siciliani della Comunità TerraeLiberAzione.
-La F.A.S.- Federazione Armatori Siciliani della pesca artigianale
-L’A.P.M.P. -Associazione Pescatori e Marittimi Professionali.

* Per la liberazione dei 18 marinai di Mazara del Vallo, il governo di Bengasi ha chiesto uno “scambio” con l’estradizione di quattro scafisti libici detenuti in Italia perché condannati dal Tribunale di Catania per quella che viene definita la “Strage di Ferragosto”, che nell’estate del 2015, causò la morte di 49 migranti: gli scafisti libici impedirono alle persone chiuse nella stiva di risalire sul ponte dell’imbarcazione colpendole con calci, pugni e cinghiate e la causa dei 49 decessi è stata ricondotta prevalentemente alla mancanza d’aria nella stiva.


IL PAPA in difesa dei pescatori siciliani-tunisini-senegalesi-indonesiani OSTAGGI IN LIBIA.
(ANSA) – CITTA DEL VATICANO, 18 OTT – “Desidero rivolgere una parola di incoraggiamento e di sostegno ai pescatori fermati da più di un mese in Libia e ai loro familiari. Affidandosi a Maria Stella del mare mantengano viva la speranza di poter riabbracciare presto i loro cari”. Lo ha detto il Papa all’Angelus facendo riferimento alla vicenda dei pescatori di Mazara del Vallo, fermati in Libia. “Preghiamo in silenzio per i pescatori e per la Libia”, ha aggiunto.

dall’Archivio dell’Istituto TerraeLiberAzione. (dal Report 2018) – Alla III commissione dell’A.R.S. -> relazione tenuta da Mario Di Mauro in audizione parlamentare in merito al disegno di legge sulla pesca della Regione Siciliana – terza commissione ARS- attività produttive.

Il Mediterraneo, in sé, è un piccolo mare, appena l’1% della superficie marina del Mondo. Ma, per storia e dinamiche di civilizzazioni, è un Mare “speciale”, un “Mondo”… L’Arcipelago siciliano è al centro del Corridoio mediterraneo che collega l’Oceano Atlantico all’Oceano Indiano, sul quale scorre circa 1/3 del commercio e dell’informazione globali. – La Sovranità sullo Spazio Aereo del Quadrante siciliano l’abbiamo stimata in 45.000 kmq. Per circa metà è costituita da acque territoriali: MARE. Un MARE “governato” da Millenni dalla “Legge del Mare”, in cui tutti si aiutano, elaborando vitali tradizioni produttive, scambi e reti di relazioni…e subendo conflitti e guerre che hanno infine quasi sempre danneggiato i popoli e i lavoratori del Nostro Mediterraneo. In questa Alba tormentata del Secolo XXI stiamo vivendo un Tempo di transizione, di grandi Menzogne e di pericolosa confusione. Anche il “comparto della piccola pesca artigianale” –in Sicilia e altrove- rischia di restarne travolto. Niente è ancora “deciso”, è tutto nelle nostre mani: basta volerlo, ma servono: Chiarezza strategica, veri Luoghi di confronto e molta Buona Volontà. E’ urgente l’istituzione di un vero “Tavolo Blu” della Regione Siciliana (aperto al pluralismo delle marinerie dell’Arcipelago siciliano), che animi rapidamente –intanto- la semplificazione “a costo zero” delle “pratiche amministrative” e la diminuzione dei “costi” burocratici che gravano pesantemente sulla redditività delle Piccole e Medie Imprese del Mare siciliano, producendo danni all’intera economia siciliana, al Turismo, a tutti i Consumatori del nostro pesce fresco e all’Identità stessa di una Sicilia che pare avviata a diventare una surreale Isola senza Mare. E’ Tempo di Ascoltarsi seriamente. Tutti. L’INSULARITA’ mediterranea è una RICCHEZZA, non un handicap!. Non siamo “periferici”, siamo “centrali e cruciali”, nel Mondo!. Una “strategia” prioritaria è lo sviluppo della cooperazione mediterranea, a partire dalla nostra antica sorella Tunisia, un Fronte mediterraneo che abbatta l’ipocrita Muro sull’Acqua costruito dai Poteri Forti nordici e “legittimato” dall’anti-Costituzionale delirio razzista che sta inquinando anche la società siciliana. Come Siciliani, privi di qualunque vera Sovranità, siamo ancora una volta OSTAGGI di Forze colonialiste. Punto.

CHE FARE?
1-Una “misura” prioritaria, come sostiene TerraeLiberAzione da decenni, è la DEFISCALIZZAZIONE dei carburanti per le imprese di pesca e per tutte le attività produttive siciliane. Il costo del carburante -gravato da accise & imposte tricolorate neocoloniali- è ormai un fattore economico che mette in pericolo la stessa “sopravvivenza produttiva” di una piccola pesca artigianale siciliana che pare purtroppo condannata, bene che vada, alla “folklorizzazione” e “museificazione”.
2-L’Emergenza sconosciuta, creata dalla super presenza di Tonni. I Poteri Forti dell’Industria ittica globale, con le loro NAVI-INDUSTRIA, hanno determinato un “mare-fabbrica” ormai “invaso” da una eccessiva presenza di TONNI i quali stanno “divorando” tutte le specie ittiche presenti nei nostri mari, provocando uno scarso “ripopolamento ittico naturale” di PESCE AZZURRO e altre specie ittiche. E’ questo il risultato di scellerate scelte strategiche che TerraeLiberAzione denuncia da un trentennio, fin dalla Difesa delle Antiche Tonnare, insieme al nostro compianto amico principe Bruno di Belmonte!. E sia chiaro: i pescatori tradizionali sono i veri ambientalisti…certo non le NAVI-INDUSTRIA che operano da decenni anche nel Mediterraneo: tra false bandiere, “gabbie a mare” e Silenzio –forse complice- di certe lobby pseudo-ambientaliste. Misura urgente: occorre aumentare e redistribuire le QUOTE TONNO a tutte le imbarcazioni in possesso di LICENZA DI PESCA e bloccare la tendenza al “MONOPOLIO” riservato a Grosse Imprese di Pesca. Sarebbe già qualcosa: un passo avanti verso la riapertura produttiva –in versione 4.0- delle millenarie TONNARE SICILIANE, distrutte da uno Spettacolo coloniale che le ha “criminalizzate”. Gnanzù!.
3-I Reati Ambientali aggravati e continuati: i Pescatori marittimi professionali e gli Armatori del settore Pesca subiscono gravi danni al Lavoro a causa dell’inquinamento marino provocato dalla quasi totale assenza di collettori fognari in diversi territori e dal criminale smaltimento di rifiuti tossici a mare. (…). I Pescatori Professionali siciliani sono da millenni i primi veri amanti del nostro Mare, sono i primi difensori delle risorse ittiche, sono le prime vere Guardie Ambientali e spesso hanno idee e soluzioni che vanno oltre certi studi e ricerche spesso condizionati da “poteri forti”. Un esempio: va ripensata e rimodulata la tecnica di “Pesca a Strascico” considerando che la stessa, di concerto con gli armatori e pescatori, potrebbe rappresentare una nuova risorsa di sviluppo, favorendo dei progetti di raccolta rifiuti ingombranti, plastiche ecc. che stanno devastando i nostri fondali marini. Chi, meglio dei Pescatori, con le dovute “macchine e attrezzature”?.
4-La Pesca abusiva o pseudo sportiva: ai frequenti “controlli” per i Pescatori Marittimi Professionali non fa seguito una analoga attenzione nei confronti della Pesca abusiva che di fatto effettua concorrenza sleale a danno delle Piccole e Medie Imprese. Non ci sfugge che la crisi economica sta spingendo sempre più persone ad esercitare la pesca senza autorizzazioni (visto che viene svolta non come attività sportiva ma come un vero e proprio lavoro), in assenza di regole chiare, innescando quindi di fatto problemi serissimi da un punto di vista sociale ed economico.
5-L’Accesso al Credito. Rendere più accessibili i mercati finanziari e creditizi per garantire un reale sostegno alle Piccole e medie Imprese del settore Pesca. Al di là e/o ad integrazione del FEAMP, individuare nuove formule di sostegno e garanzia per facilitare le procedure di credito acquisto attrezzature e/o barche da pesca, spese di avviamento, liquidità; individuare istituti bancari per convezione e agevolazioni burocratiche. In verità serve una vera una BANCA di SVILUPPO dell’economia siciliana nel mediocredito e nell’emissione garantita di una MONETA SOCIALE regionale complementare.
6- Basta REPRESSIONE!. Ci dicono nei Porti siciliani che è urgente una “Revisione radicale del Sistema Sanzionatorio e la modifica della Legge D. 154/2016: non si possono tollerare dalle Piccole e Medie Imprese multe fino a 150.000 euro introdotte con la Legge 154 che inizialmente doveva contenere “norme per lo sviluppo” che si risolvono in un cinico e ipocrita regolamento repressivo, penalizzante e punitivo”.
7- Ci dicono nei Porti siciliani che da gennaio 2019 entrerà in pieno vigore una norma che prescrive anche ai dipendenti delle piccole imprese di pesca la titolarità di un conto corrente bancario al quale gli armatori dovranno inviare ogni mese il bonifico dello stipendio. Questa norma –che peraltro, in generale, è sacrosanta!- sottovaluta una specifica Realtà. Il risultato sarà il disarmo e la rottamazione di almeno mezza flotta peschereccia siciliana. Al di là delle buone intenzioni, nella Realtà della Piccola pesca artigianale, molti pescatori lavorano con “contratto alla parte” (cioè se pescano guadagnano, se non prendono niente accumulano spese: costi del carburante, delle esche ecc.). Va trovata una soluzione ragionevole, che non destabilizzi l’impianto di una norma generale sacrosanta.
8- Il F.E.A.M.P. cioè il Fondo Europeo per gli Affari Marittimi e la Pesca (FEAMP). Si tratta di soldi nostri, delle nostre tasse, sia chiaro: non è un regalo di “Bruxelles”!. Apprezziamo- nella sua applicazione regionale- le recenti timide misure del FEAMP che promuovono realmente investimenti finalizzati alla valorizzazione dei prodotti della pesca, in particolare “consentendo” (?!) ai pescatori di provvedere alla trasformazione, alla commercializzazione e alla vendita diretta del proprio pescato: ma si tratta di poca cosa, se non viene implementata seriamente…Non possiamo non rilevare con ironia la loro sostanziale parificazione all’itti-acquacoltura di montagna, come se l’Arcipelago siciliano non avesse oltre mille kilometri di litorali e una Tradizione plurimillenaria nel mondo della pesca. Siamo l’Isola senza Mare?. Ci manca solo la misura FEAMP per il ripopolamento degli acquari di casa!. E perché no, estendiamola anche alle vasche e “bonze” varie che popolano i tetti di “centomila case” dell’ISOLA senza Acqua Corrente in decine di Comuni!. L’autolesionismo della sicilietta italienata è senza fondo!. Con tutto il Rispetto, ma in questa fase cruciale i limitati FONDI FEAMP destinati allo sviluppo e promozione del “PESCATO” dovranno essere assegnati solo ed esclusivamente alle Imprese di Pesca e/o Organizzazioni VERE delle Imprese di Pesca e/o Associazioni VERE di PESCATORI PROFESSIONALI e non ai soliti “progettisti” e/o Comitati d’Affari che nascono proprio per andare a PESCA di Finanziamenti Europei (soldi nostri, delle nostre tasse, sia chiaro: non è un regalo!) i quali ottengono un fiume di danaro sulla base di sole carte e fatture, o poco più: una sagra, un festino, in attesa di quattro pesci buttati “a ripopolamento” in un laghetto-magari artificiale- di montagna!.
9- PORTO di CATANIA. (…) Ne difendiamo la vocazione commerciale e di piccola pesca artigianale. La “crocieristica” è un gradito surplus. Tutto si può fare, a partire dall’abbattimento totale delle barriere che separano la Città dal WaterFront. I pescatori catanesi devono e possono essere soggetto attivo della Rinascita del Porto di Catania. Una “strategia” prioritaria è lo sviluppo della cooperazione mediterranea, a partire dalla nostra antica sorella Tunisia, un Fronte mediterraneo che abbatta l’ipocrita Muro sull’Acqua costruito dai Poteri Forti nordici e “legittimato” dall’anti-Costituzionale delirio razzista che sta inquinando anche la società siciliana. Come Siciliani, privi di qualunque vera Sovranità, siamo ancora una volta OSTAGGI di Forze colonialiste. Punto.
Si può FARE!.
Mail: edizioniterraeliberazione@gmail.com

Pesca, precariato e clientele in Sicilia.

Il caso dei Co.Ge.Pa.
Torniamo a parlare di pesca in Sicilia, e di come la Regione non solo non abbia utilizzato gran parte dei fondi europei destinati al settore (come raccontato in un articolo che potete leggere cliccando qui), ma addirittura cerchi, ancora una volta, di creare nuove sacche di precariato.
Il Fep, il Fondo Europeo per la Pesca, scaduto da poco.. prevedeva finanziamenti per i Piani di Gestione Locali, che dovevano essere gestiti da dei consorzi di gestione chiamati Co.Ge.Pa. Il nuovo Feamp (che prende il posto del Fep) non prevede più i Piani di Gestione Locali., e quindi neanche i Co.Ge.Pa. Possono rimanere in vita, ma senza finanziamenti pubblici. Ebbene, l 1° Aprile scorso (a molti è sembrato un pesce d’Aprile, ma è una circostanza vera…) nel sito del Dipartimento Pesca è apparso un avviso del Dirigente Generale per il riconoscimento dei Co.Ge.Pa, cioè proprio di quei soggetti attuatori dei Piani di Gestione Locali che non sono previsti più…
Ma perché si pubblica questo avviso? Nulla a che vedere con gli interessi dei pescatori e della marineria siciliana. Si cercano invece le condizioni percreare nuovo precariato a carico della Regione. Non è la prima volta che si fa. Già un tentativo, non riuscito, era avvenuto con i famigerati Consorzi di Ripopolamento ittico. Ed è di questo che si sta parlando. Perché, come dimostra anche un emendamento non approvato nell’ultima finanziaria discussa all’Ars un mese fa, con i Co.Ge.Pa. si vorrebbero reintrodurre quei Consorzi di Ripopolamento ittico che dal 2011 dovrebbero essere sciolti, ma che invece, nonostante la legge li dichiari chiusi,continuano a produrre spesa a carico della Regione Siciliana. Si cerca, in altre parole, di dare “riconoscimento pubblico” ai Co.Ge.Pa., che sono sulla carta normali consorzi tra imprese, trasformandoli in una specie di ente pubblico. Ma non c’è alcun regolamento comunitario che autorizza ciò.
Attualmente in Sicilia ci sono 10 Co.Ge.Pa, costituiti nel 2012, per poter accedere al bando Fep 2007 – 2013. Guarda caso, ci sono tra loro molti vecchi amministratori degli 11 Consorzi di Ripopolamento Ittico, che dal 2011 sono stati commissariati per essere liquidati, ma che invece sono ancora in vita. Secondo i rumor la Regione lavora per addirittura aumentare i Co.Ge.Pa., perché quelli attuali non coprono tutta la costa siciliana, e magari bisognerebbe raddoppiarli. Ogni Co.Ge.Pa. può arrivare a dare lavoro ad una decina di “consulenti” e amministratori. E tra l’altro i Co.Ge.Pa. non sono vincolati da alcun controllo, non prevedendo nel loro statuto neanche il collegio sindacale, e potendo gestire liberamente le risorse pubbliche sulla pesca.
L’obiettivo è sempre quello: continuare a gestire risorse pubbliche, non per fare crescere e riqualificare il settore della pesca in Sicilia ma per fare assistenzialismo, con i Co.Ge.Pa come braccio operativo. Per i Co.Ge.Pa. al 31 Dicembre scorso la Regione Siciliana aveva speso appena il 2% dell’intero finanziamento Fep. La misura che li ha istituiti aveva l’obiettivo di contribuire in modo sostenibile ad una migliore gestione delle risorse ittiche nelle acque comprese entro le 12 miglia marine, attraverso l’adozione di Piani di Gestione della pesca costiera artigianale basati sullo studio dell’ecosistema allo scopo di individuare interventi da adottare, tra cui: il monitoraggio del pescato; la selettività delle catture; la sospensione temporanea della pesca, la modernizzazione del settore a livello locale; l’uso sostenibile delle risorse ittiche, anche attraverso l’introduzione di sistemi di cogestione; la conservazione delle pesche tradizionali nel quadro delle normative nazionali e comunitarie.
La Regione Siciliana nel 2011 ha riconosciuto e finanziato 10 Piani di Gestione Locale, gestiti da 9 Consorzi per la Gestione della Pesca Artigianale (Co.Ge.P.A.) e un’Organizzazione di Produttori (O.P.) Per la misura nel 2012 è stato impegnato complessivamente l’importo di € 3.526.475,10.