Sicily Park. La Regione siciliana va commissariata “ad Acta” dall’UE!

Non v’era fonte d’acqua, nella Sicilia antica, che non fosse sacralizzata da un culto: ninfe e munacheddhe popolavano queste regioni teologiche, quando molti fiumi siciliani erano navigati. La Storia autentica della Sicilia è la storia delle sue acque. Il resto, per quanto importante, è secondario.

E’ risaputo che dal laghetto di Pergusa, la Grande Madre Demeter, dopo nove giorni di ricerche, ritrovava la figlia Kore, rapita per amore dal Dio degli Inferi : e, a conclusione della “fujtina”, si stabiliva che questa trascorresse nella casa materna, la Natura Generatrice, almeno un periodo dell’anno: la bella stagione, ma i fiumi, in cambio, sarebbero andati in secca fino al ritorno di Kore nel regno sotterraneo. Il mito è arcaico, è situato in Sicilia e si trasmise, riplasmato, nel mondo sikeliano, che ne seppe scrivere.

Ma ancor più antica –e ne rivendico la visione, se non altro letteraria, visto che è mia- è la Grande Madre Hyblaya, Nostra Signora delle Acque e della Natura Generatrice, nella cui volontà unitiva il nerolavico dio Adranos e Aitna, candida ninfa simetina, generarono i Gemelli Santi di Palikè: maschio e femmina. Fuoco e Acqua in Caligante Zolfo. I Curineddhi di una Terra Sacra, protettori degli schiavi e delle donne in fuga, erano al centro di un culto di natura ordalica, di Giustizia, in cui gli spergiuri venivano accecati: Beddha Matri, ass’annurbari!.

E’ quell’acqua del mito che Dedalo il Grande Ingegnere esule presso la corte dei Kokalos sikani aveva regolato con dighe, invasi e grandi canali.

E’ quell’acqua che il cosmista siciliano Empedocle, venticinque secoli fa, vedeva tra i Quattro Elementi fondamentali della Vita.

Quell’acqua sulla quale, nel terzo secolo a.C., il siciliano Arkimede “camminava”, dando forma all’informe, teorizzando con Metodo e ponendo le basi anche della moderna Scienza idraulica: nella sua Siracusa, pentapoli sikeliana, capitale del Mediterraneo a 9 giorni di nave dall’amica Alessandria e 3 dalla decaduta Atene, il cui imperialismo criminale era già stato spazzato via – da due secoli- dai Siciliani che respinsero il suo tentativo di invasione coloniale dell’Isola.

Quell’acqua che i Siqilliani, al tempo glorioso dell’Emirato, mille anni fa, avevano razionalizzato in un sistema di gestione a dir poco efficace: costruendo diverse centinaia di kilometri di kanat, di canali, e migliaia di gebbie, vasche di raccolta, nonchè magnifiche oasi-giardino, anche palaziali… Trinakria rifioriva come Isola – Giardino nell’Islam siciliano (e questo significa la parola Trinakria in lingua sicula arcaica!).

Un’epopea più recente fu quella dei Mastri d’Acqua, che irregimentarono, combattendole, le paludi malariche, nella Piana di Catania, facendone un centro euromediterraneo della coltura del riso (e della canapa). Dall’inizio del Settecento se ne ha notizia certa, fino all’Embargo coloniale che ci venne imposto dall’italietta “una e fatta”, dopo l’invasione truffaldina organizzata dalla Massoneria inglese nel 1860 e sostenuta dalla borghesia siciliana: agli inglesi servivano i porti e le “nostre” tonnellate di zolfo+salnitro=polvere da sparo e forza motrice, per caricare l’Impero in vista dell’apertura del Canale di Suez.

La risicoltura venne “deportata” in Piemonte, mentre i banchieri tosco-padani, truffaldini protetti dal neonato Stato italiano, si “accontentarono” di cominciare il saccheggio coloniale più lungo, sofisticato e occultato che la Storia ricordi. Tutto questo non lo cercare nei libri di Storia ufficiali. Tanto non c’è. E’ un “passato che non deve passare”, dunque va occultato: chiaro?.

Si pensi infine –per esempio- che nel sottosuolo sul quale sorge l’immensa distesa industriale coloniale del polo petrolchimico siracusano, esisteva uno dei più grandi laghi sommersi di acqua dolce del mondo mediterraneo. Gli antichi Siciliani lo conoscevano bene, infatti anche per questo vi costruirono città, sfidando le paludi.

Anche i padroni dell’Idrovora petrolchimica, nel 1960, lo sapevano: e se la presero quell’Acqua purissima, come si presero, bruciandola per decenni, il 50% dell’acqua potabile della Sicilia orientale. E tutti stavano con loro: dalla politica regionale alle masse illuse dal mito petrolifero, come lo sono oggi dal mito della false “energie pulite”. C’è modo e modo di fare le cose: quello turbo-capitalistico è sempre lo stesso, con l’aggravante coloniale: qui ci fanno pagare anche la corda con cui ci impiccano!. E cosa fa la “Regione”?. Regala le acque siciliane a multinazionali francesi, spagnole, svizzere, italiane…in attesa dei marziani!.

In Sicilia l’acqua c’è: non c’è una Buona Politica delle Acque. In Sicilia l’acqua c’è: ben più che in altri bacini dell’Europa mediterranea, come accertato dai nostri scienziati Perrone ed Eredia oltre un secolo fa: a tal proposito mi pare giusto ricordare che la moderna scienza meteorologica è nata, udite udite, proprio a Catania (ma ci crederà qualcuno?) sulla base delle rilevazioni dei tre osservatorii meteo catanesi: quello dell’Università etnea, quello dell’Osservatorio astrofisico e quello che Boggiolera fece collocare presso la Scuola Enologica.

L’acqua c’era e c’è…scrivevano un secolo fa: sebbene in un “regime pluviometrico a forte variabilità” e spesso catastrofico a causa del “dissesto forestale” (causato dal saccheggio coloniale e poi dalla demenza autolesionista contemporanea!). Il paesaggio agrario e forestale va rifondato e pianificato per 50 anni!. Altro che land grabbing fotovoltaico e wind farm eoliche, anche off shore!. In cambio del Desert Tech, anche a mare e di bollette coloniali!. Avaja!.

Il “disordine idraulico” –come tutte le altre criticità- non potrà essere superato senza una Visione di Sicilia chiara e organica, scientifica e realistica. Ma chi dovrebbe elaborarla questa Visione strategica?. Chi ha bruciato il fiume di miliardi europei della PAC (Politica Agraria Comunitaria) per 50 anni?. La sicilietta italienata?.

Questa sicilietta italienata non può essere altro se non quello che è: una colonia secolare, sempre meno Fabbrica di Figli, svuotata dalla secolare C.E.M. –Coercive Engineered Migration.

Milioni di Siciliani vivono e si riproducono nel Mondo. L’Isola del Tesoro è terra di saccheggio multinazionale, con la mediazione di una borghesia di ascari e mercenari. Al resto ci pensa l’INPS, fin quando ne avrà le risorse. Punto.

E “piovono miliardi”… ma per fare cosa?. Quello che serve all’imperialismo europeo, alle sue reti energetiche, ai suoi grandi affari. Ma visto che i pochi soldi utilizzabili almeno per la razionalizzazione delle Acque–ne servirebbero 10 volte tanto!- sono piccioli “tedeschi” taglieggiati da “Roma” e caotizzati da “Palermo”… un S.O.S a Bruxelles e Berlino è ormai più che una nostra “provocazione culturale”.

Per le Acque, le Scuole e le poche Infrastrutture sensate previste in qualche modo dal demagogico e “inflazionato” PNRR servono Commissari ad acta e task force tecno-operative UE, per 5 anni, che coinvolgano la Sicilia Intelligente (esiste, c’è!).

Altro che Muri sull’Acqua contro profughi africani prodotti dal secolare colonialismo europeo!. Altro che abolizione del “reddito di sopravvivenza” in una Terra svuotata, saccheggiata, immiserita!. Altro che Ponte dei Miracoli, “insularità periferica” e “sindrome di abbandono”: siamo al centro di un Mondo, ma, intanto, due nuovi traghetti no?. No, si stanno vendendo all’asta global il nostro Ponte per il Mondo: l’Aeroporto internazionale di Catania!. Tutti muti!. E ora volete macari “u votu”?. Ma per fare cosa?. A cosa servite?. Chi servite?. Vediamo chi risponde!.

Tanti saluti, da una Madrepatria siciliana immortale in cui non v’era fonte d’acqua, che non fosse sacralizzata da un culto e in cui gli spergiuri venivano accecati: Beddha Matri, ass’annurbari!. Sicily Park non è la mia Terra.

Mario Di Mauro – Fondatore della Comunità TerraeLiberAzione.