Report 2015. IL SALE DELLA NOSTRA TERRA (e ci mancava solo la DISCARICA NUCLEARE!).
Dal Report 2015 dell’Istituto TerraeLiberAzione.


15 Marzo 2015. Che la Regione Siciliana (malgrado l’articolo 33 comma 2 del defunto Statuto) non avesse sovranità sul proprio sottosuolo, oltreché sul proprio spazio aereo e sui propri mari, lo si sapeva da tempo. Ma che adesso Essa rinunci alla propria partecipazione di maggioranza all’interno di una delle più importanti e sane industrie dell’Isola, i cui ricavi sfiorano i 90 milioni annui -con prospettive rosee trentennali!- e il cui bilancio è da anni in attivo, rappresenta davvero un unicum storico-economico nonché una tappa fondamentale nel processo di demolizione di questo ni-Ente inutile denominato Regione Siciliana. Andiamo per gradi.
La Regione Siciliana detiene (ormai deteneva) il 51 % delle quote azionarie della Italkali, società mista pubblico-privata con sede a Palermo che opera nel settore minerario ed è tra le principali aziende in Europa per l’estrazione, la lavorazione e l’esportazione del salgemma. La produzione mineraria e la lavorazione del minerale sono effettuate nelle miniere di Racalmuto (AG) e Realmonte (AG) e nella miniera di Petralia (PA). La stessa Italkali che gestiva la Miniera di Pasquasìa (En).
L’articolo 22 della Legge di Stabilità regionale n. 5 del 28 gennaio 2014 prevedeva che <>. Sulla base di tale disposizione, come dichiara adesso l’89enne amministratore delegato di Italkali, il mitico Francesco Morgante, “dal primo gennaio di quest’anno (2015) la partecipazione della Regione è decaduta”.
Con il trascurabile particolare che la Regione Siciliana ha “DIMENTICATO A FIN DI BENE” di mettere a gara il proprio pacchetto azionario di maggioranza, precludendosi così la possibilità di stabilire il valore delle azioni, come invece prevedeva il comma 2 del succitato articolo: <> (…) Si volge, dunque, verso il primo caso di privatizzazione INVOLONTARIA dell’economia mondiale, ove il valore delle azioni da liquidare alla Regione Siciliana sarà peraltro stabilito dagli acquirenti. Con un colpo da maestro, il rottamatore-picconatore della Regione Siciliana Rosario Crocetta ha perso la quota di maggioranza all’interno di una società partecipata “legittimamente” ritenuta non strategica per il bene della Sicilia, considerato che ha il bilancio in attivo…e una prospettiva radiosa!. Insomma, non è un carrozzone!. E la perde lasciando che siano gli altri soci a fissarne il prezzo di acquisizione. La Regione Siciliana sprofonda, in un sottosuolo che non possiede più. E noi Siciliani, è il caso di dirlo, nni manciamu l’ossa cu sali!. La notizia è stata diffusa e commentata solo dal “Corriere della Sera” e da… “Terra e LiberAzione”. Che dire?.

CI MANCAVA SOLO LA DISCARICA NUCLEARE!
4 Agosto 2015. Situato in quello che potrebbe ancora essere il Grande Distretto Minerario di Pasquasìa (EN), per la precisione, il “giacimento” selezionato dalla società statale per la gestione di impianti nucleari SOGIN come possibile Deposito “Nazionale” di scorie atomiche, è ubicato, in territorio di Agira, a pochi chilometri a nord-est di Enna, in un’ area di rilievi collinari. La culminazione topografica è costituita dal monte di Nissoria a metri 775 slm. L’area collinare è delimitata a Nord dal Fiume Salso e a Sud dal fiume Dittaino. A comunicarlo è il dott. Giuseppe Regalbuto, Presidente della Commissione Miniere dismesse dell’Urps, che ha lanciato l’Allarme -con coraggio e onestà intellettuale- al quale va la gratitudine di tutto il Popolo Siciliano.
Nel 1986 ci fu il primo Allarme sulla presenza di scorie radioattive e altri rifiuti tossici nella miniera di salgemma>kainite di Pasquasìa (Enna), una delle più grandi ed efficienti del Mondo. E correva voce sull’ubicazione di un futuro Deposito nucleare in quella zona…al centro dell’Isola più “nuclearizzata” del Mondo, pur non “ospitando” alcuna Centrale!.
“Terra e LiberAzione” partecipò attivamente alle proteste che ne seguirono, e non solo su “posizioni ambientaliste” (sulle quali eravamo tutti d’accordo), ma sulla linea anticolonialista-indipendentista. Eravamo un centinaio in tutto. Poi si mobilitarono i Paesani… La censura era asfissiante. Non c’era neanche Internet, milioni di Siciliani non ne seppero mai nulla.
Ma c’era stata, in quegli anni, l’imponente mobilitazione pacifista contro l’installazione a Comiso dei 112 Cruises, i terrificanti missili atomici americani puntati più che sull’URSS, contro i paesi emergenti del Mediterraneo e del Medio Oriente; quel Movimento che diede vita anche a diversi nuovi gruppi di base, tra cui “Terra e LiberAzione” (in controtendenza al riflusso e al rampantismo alla moda imposto dalla “Milano da bere”). E c’erano nell’aria Chernobyl e poi il Referendum sul nucleare che abbiamo stravinto…
La localizzazione del Deposito nucleare “nazionale” era stata realizzata dall’ENEA, l’Ente Nazionale per l’Energia Atomica. MgSO4-KCI-3H2O, la kainite, che serve più dell’oro: se ne ricava il solfato di potassio, componente fondamentale nella produzione di fertilizzanti.
Un impianto modernissimo, a ciclo continuo, con pale frontali e perforatrici potentissime, carri spatola e dumpers, disgaggiatori meccanici e piattaforme aeree, nastrolinee con bilance dosimetriche: un gioiello di tecnologia. Il Grande Distretto Minerario di Pasquasìa, a pieno regime, avrebbe un potenziale produttivo di almeno 30 anni, sessanta milioni di tonnellate!. Nel nostro modello econometrico si traducono anche in vettore di Sovranità agro-alimentare del sistema-Sicilia con durata stimata di 1000 anni!. Ma questa proiezione la può formulare solo chi ha assimilato i fondamentali della Scuola del Realismo dialettico. Non un bocconiano qualsiasi. Prima o poi ci metteranno le mani “i Tedeschi”?.

La Miniera è stata chiusa dalla sera al mattino, nel 1992, con una operazione perfetta, dallo Spettacolo neocoloniale. Cinquecento tecnici ed operai specializzati vengono ingoiati dalla Palude del parassitismo burocratico e clientelare, un General Intellect strategico scaricato dall’Entità e bruciato dal niEnte inutile “Regione siciliana”. Il complesso produttivo –peraltro di magnifica architettura industriale- va ben presto in malora. Oggi è allagato da liquami all’amianto e serve una barca di quattrini per bonificarlo…
Per la cronaca: è probabile che ci sia un appunto sulla “Questione Pasquasia” nell’Agenda Rossa di Paolo Borsellino, in una pagina di Giugno, un mese prima della Strage di via D’Amelio. La miniera viene chiusa definitivamente il 27 Luglio 1992. Il sospetto è l’anticamera della Verità.
Il mercato mondiale del solfato di potassio è, da allora, un oligopolio franco-tedesco (la KernEuropa!), delle economie agro-industriali sviluppate solo il Canada pare non esserne ricattabile, oltre ad Israele, ma lo estrae dalle acque del Mar Morto. Quanto vale questo “mercato”?. Anche solo a voler monetizzare c’è da restare traumatizzati: secondo Thomas Chaize – storico della tecnologia, franco-canadese, pubblica le sue analisi sul sito www.dani2989.com.-: “Il mercato mondiale dei sali potassici è in mano a un club di poche multinazionali. Il biglietto d’ingresso per entrare nel club può costare anche 3 miliardi di dollari…” .
Dal 1986 continuammo a seguire “Pasquasìa” nell’ambito della Questione del Sottosuolo siciliano. Fino a stasera (4 agosto 2015). E, come nel gioco dell’oca, si ritorna alla casella di partenza. Prendere nota: SOGIN (Società di Gestione Impianti Nucleari), su mandato della Commissione Europea (Nucleare), ha realizzato l’ennesimo studio sulla localizzazione del Deposito “nazionale” per le scorie radioattive. Tra i pochi luoghi individuati, alcuni forse solo come diversivo, spuntano Resuttano (CL) e, in pole position, un giacimento vergine nei pressi di Enna (Monte di Nissoria), in quello che consideriamo il “Grande Distretto Minerario di Pasquasìa”, la cui storia secolare è una metafora perfetta del modello neocoloniale imposto alla nostra Isola. Ma ci sono altri siti monitorati da SOGIN: li riveleranno “al momento opportuno”.
Sarebbe la conclusione logica di una tragicommedia lunga un secolo esatto. Ci sono già circa 100mila metri cubi di scorie stoccate e da “depositare definitivamente”, per non dire che Enel dal Nucleare “europeo” non è mai uscita e l’intera Padania è alimentata col contributo decisivo delle centrali atomiche francesi…
Ci rifilerebbero, con la monnezza nucleare della Sanità lombarda e delle defunte Centrali italiane, anche quella di Parigi?. “Ce lo chiede l’Europa!”. “Siete i soliti terroni parassiti e piagnucolosi!”.
E c’è anche il Segreto di Stato (G.U. 16 aprile 2008 n.90)!. Quanto a certi Comuni della Riserva Sicilindiana proveranno a comprarseli con un pugno di perline. Al resto ci pensa la Saatchi & Saatchi: Spettacolo neocoloniale a reti unificate. Ma dovranno fare i conti con la Rete della R/esistenza siciliana e coi nostri Paesani che non si arrenderanno mai. Renzi può minacciare chi vuole, siamo sopravvissuti a ben altri Ducetti e Commissari e Superprefetti nella più lunga, sfortunata e sconosciuta R/esistenza della Storia.
E’ di stamattina (6 Agosto 2015) la notizia di un inedito accertamento fiscale della Guardia di Finanza di Ragusa…Il complesso della Piattaforma estrattiva Vega (Edison 60%-ENI 40%) non risulta neanche registrato al catasto!. E’ abusivo!. Ecco perché i proprietari non possono pagare neanche l’ICI-IMU al Comune di Scicli!. E’ bastato un rilevamento mappale-GPS che può fare anche un bravo geometra…Finirà a causa, e l’ENI cause non ne perde. Piuttosto siano prudenti i finanzieri, la Bestia, il Cane a sei zampe, vede tutto, ed è pericolosa: forse non la conoscete abbastanza. Né si può dire che Edison in Sicilia sia la sorella minorata del Cane: il Golpe elettrico del gennaio 2010 si dovrebbe studiare nelle Scuole di Intelligence. Non solo paghiamo, tutti i Siciliani, la bolletta elettrica più alta d’Europa, ma sarebbe perfino colpa nostra!.
“Dal 1954 al 1993, un quarantennio, sono stati estratti in Sicilia 450 milioni di barili di petrolio e 15 miliardi di metri cubi di gas. Ci riferiamo solo al petrolio estratto e lavorato in Sicilia, e regolarmente registrato” (Terra e LiberAzione, Inverno 1994). Non è calcolabile il contrabbando d’alto bordo, attraverso la corruzione o le manomissioni dei contatori dei gasdotti o dei porti…di cui ci parlarono nostri amici libici nel 2004 e di cui si è occupata anche la stampa algerina, che seguiamo con attenzione.
Non stiamo parlando in generale della trasformazione del petrolio in benzine o plastiche ecc. -che comprende, in larga misura, materia prima acquistata sul mercato mondiale e sulla quale, neutralizzato lo Statuto “speciale” –che esclude le “imposte di produzione” (art.36) ma non la possibilità impositiva regionale sulle imprese operanti nell’Isola ma con sede centrale situata altrove (art.37)- ci si potrebbe scrivere una Tragedia greca. Quanto ai carburanti – da anni- la tassazione si applica alla pompa, al rifornimento; non al centro di produzione: ovunque esso sia.

Le multinazionali colonialiste, specie italiane (ENI, ERG, SARAS…), hanno comunque “evaso” in Sicilia, in oltre mezzosecolo, l’equivalente di almeno 100 MILIARDI DI EURO attuali: tasse ordinarie, normali, perfino l’ICI-IMU off shore in acque territoriali siciliane (fino a 12 miglia marine). Fiscalità -peraltro sostenibilissima visti i profitti miliardari- dovuta al Popolo siciliano, più che a questa Regione di ascari e corrotti!. Tasse invece versate perfino alla Regione Lombardia, nella migliore delle ipotesi, o “eluse” del tutto in paradisi fiscali e fondi neri per tangenti colossali: l’ENI, con Finmeccanica, è il cuore di tenebra dell’imperialismo straccione italiano. Sia in Italia che nel Mondo. Lo sanno bene i nostri fratelli nigeriani del M.E.N.D. (Movimento per l’Emancipazione del Delta del Niger). La premiata ditta dei VelENI gode di impunità assoluta: ma sta andando a sbattere nel caos trivellifero del Mediterraneo Orientale, risultato “turco” del vile GolpeGuerra che ha distrutto per sempre la Nazione libica: un Paese che nasce e muore col suo Profeta: Muammar Gheddafi. Al momento non c’è niente da fare: altro che “Casta”!. Al confronto il “politico ladro” è un topo d’appartamento. ”Roma” è capitale di uno stato allo sbando. Intanto, Noi Siciliani, non solo paghiamo la bolletta elettrica coloniale più alta d’Europa, ma sarebbe perfino colpa nostra!.
@1984-2015. TerraeLiberAzione.